2000, Our Lady Peace – Spiritual Machines

La band canadese non sbarcherà mai in Europa, ma in Nord America raggiunge l’apice creativo agli inizi del terzo millennio, con questo disco dedicato al controverso rapporto tra uomo e macchina e al successivo “Gravity”.

 

2001, John Frusciante – To Record Only Water for Ten Days

Lo storico chitarrista dei Red Hot Chili Peppers ha scritto più canzoni come solista che con la band che lo ha reso celebre. In questo album, pubblicato in uno dei momenti più complessi della sua vita, Frusciante in angoscia vive un periodo di ispirazione con tante sperimentazioni al confine dell’elettronica.

2002, Feeder – Comfort In Sound

Un fenomeno in UK che in Italia stenta a fare breccia nel cuore di radio e sponsor. Qualcuno avrebbe dovuto osare di più, quantomeno per questo disco, una perla del pop rock britannico a firma della band gallese.

2003, Three Days Grace – Three Days Grace

Nella scena alternative rock e metal, la voce di Adam Gontier ha avuto pochi eguali. Prima dei problemi personali che ne hanno compromesso a lungo la carriera, i suoi Three Days Grace si presentano negli Stati Uniti con un esordio tutto voce e chitarre.

2004, Crossfade – Crossfade

Meteore del panorama alternative americano, i Crossfade piazzarono un ottimo esordio radiofonico, sulla scia della ribalta del Nu Metal e del Nu Grunge, abbracciando a pieno quello che negli USA si intende per rock mainstream.

2005, Unwritten Law – Here’s to the mourning

Carichi del brio della scena punk pop, gli Unwritten Law piazzano un rumoroso tassello nell’immenso mosaico della scena pop punk californiana. Anche loro provengono da San Diego (città dei Blink-182 dai quali traggono ispirazione).

2006, Black Stone Cherry – Black Stone Cherry

Prima di raggiungere un pubblico più ampio, i Black Stone Cherry piazzano un esordio letteralmente d’altri tempi. Il suono è duro e rurale come da tradizione del midwest (il Kentucky è al confine), da ascoltare in auto ad alto volume, o forse no.

2007, Madina Lake – From Them, Through Us, to You

I fratelli Leone, duo italo americano di Chicago, inventano una storia che sembra uscita fuori da un libro di favole, e la incorniciano con un inquietante ma melodico emocore. Un improvviso problema di salute accorso al bassista frenerà l’interesse e l’ascesa di un progetto che avrebbe meritato maggiore fortuna.

2008, Dropkick Murphys – The Meanest Of Times

In alto i calici quando si parla di loro. I Dropkick Murphys però non sono la one hit band che i DJ vogliono far credere (“I’ m Shipping Up To Boston woo woo woo!“). Oltre la nota hit c’è un complesso lavoro di squadra che trova in questo disco uno dei momenti migliori della loro carriera.

2009, Adelitas Way – Adelitas Way

Un buon pop rock non deve essere necessariamente banale. A cavallo tra canzoni da gym motivation e ballad emozionanti, l’esordio degli Adelitas Way è un disco da non ignorare; l’Europa lo ha fatto.

2010, Finger Eleven – Life Turns Electric

Anch’essi come gli Adelitas Way noti per le soundtrack da Wrestling, e anch’essi snobbati nel vecchio continente, nei primi anni dieci i canadesi Finger Eleven sfornano un disco coraggioso, più di quanto non lo siano stati in quegli anni i più famosi compagni di merende come Sum 41 e Nickelback.

2011, Rise Against – Endgame

Una costante carriera in crescendo porterà l’hardcore melodico dei Rise Against ad un pubblico sempre più ampio. Nonostante ciò, il gruppo non si “svenderà” restando all’ombra di band più blasonate in un genere trasversale. Endgame segue il successo dell’ottimo disco d’esordio.

2012, Mark Lanegan – Blues Funeral

Una delle voci più calde del grunge si rifugia in un intimistico angolo di riflessioni con un album grigio ed elegante. Blues Funeral serve a ricordare come Lanegan non sia stato solo il leader degli Screaming Trees.

2013, Pigeon Detectives – We Met At Sea

Nonostante un esordio col botto, non hanno mai convinto la stampa britannica, forse per questo motivo, oltre che per un nome bizzarro, in pochi li hanno prestato la giusta attenzione. Sensibili ai richiami dell’indie rock e del britpop, i piccioni investigatori s’incontrano al mare nel quarto disco prodotto fedelmente con una etichetta indipendente.

2014 Grant Nicholas – Yorktown Heights

La voce dei Feeder è un professionista come pochi nella scena britannica. Yorktown Heights è una piccola perla nascosta nel panorama acustico britannico di cui i grandi gatekeepers musicali italiani e non solo, sono incredibilmente all’oscuro. Grant Nicholas se e quando vuole, non è in grado di sbagliare.

2015, Foals – What Went Down

Definiti da Noel Gallagher come parte del futuro del rock UK, i Foals conquisteranno il pubblico europeo grazie a dei brani impregnati di pop music e cultura anni ottanta. Prima di arrivare alle radio danno vita ad una serie di album di ottima qualità, con What Went Down a rappresentare uno dei punti più alti della loro ascesa.

2016, Skillet – Unleashed

In America tutto è lecito, anche che un intero filone di genere sia devoto al cristianesimo. Gli Skillet capitanati dalla coppia John e Korey, uniti anche nella vita, danno seguito al successo di “Awake” con un nuovo rock album sentito e ispirato, piuttosto distante dalle sonorità e soprattutto dai contenuti a cui siamo abituati.

2017, The War On Drugs – A Deeper Understanding

Una delle band tecnicamente più sottovalutate (insieme ai più noti Queens Of The Stone Age) sforna nel 2017 una chicca per musicisti, audiofili e palati raffinati. Ascoltare per credere.

2018, RSO – Radio Free America

Il nome di Orianthi Panagaris non dirà nulla a nessuno, ma la talentuosa chitarrista australiana ha un curriculum di tutto rispetto (Santana, M. Jackson, A. Cooper). In questo disco decide di coinvolgere il chitarrista dei Bon Jovi Richie Sambora, e il risultato è un rock blues di ottima fattura.

2019, Pretty Vicious – Beauty of Youth

La grande promessa del punk rock britannico ha subito una brusca frenata per problemi personali legati all’ex frontman. Dopo un repentino cambio di linea i Pretty Vicious sprigionano finalmente tutta la loro rabbia nel primo e vero disco di debutto.

2020, Grey Daze – Amends

Prima dei Linkin Park Chester Bennington cantava in un’altra band. A seguito della sua scomparsa i Grey Daze decidono di spolverare del vecchio materiale grazie alla mano esperta di nomi illustri (tra cui Brian Welch dei Korn). Amends è un omaggio agli inizi della carriera dell’indimenticabile frontman.

2021, Daughtry – Dearly Beloved

Prima dei Maneskin, Chris Daughtry rappresentava l’unico caso di notorietà a seguito di una sconfitta in un talent show musicale. La sua qualità compositiva è però fuori discussione, e a distanza di quasi venti anni dalla comparsa nel grande schermo, riesce ancora a comporre del pop rock con qualità e dedizione.

2022, Jack White – Fear Of The Dawn

Jack White non ha eguali e soprattutto non ha bisogno di presentazioni. Purtroppo, il pubblico mainstream gli riconoscerà solo la notorietà ottenuta con i White Stripes, ignorando quanto di buono composto come solista. Uno dei migliori dischi rock di quest’anno.

2023, Ville Valo – Neon Noir

E l’anno prossimo? Chiaramente non si può prevedere quale potrebbe essere un buon disco rock ignorato da media, critica e grande pubblico.
Con il materiale in possesso al momento, la mia scommessa va sull’ex frontman degli HIM Ville Valo, che a gennaio pubblicherà Neon Noir, il suo esordio da solista.

Giancarlo Caracciolo