LUCIO CORSI-CLUB TOUR 2025
OVERSOUND-CAVE DEL DUCA-LECCE
Dopo il Locus Festival ritorna sul palco pugliese Lucio Corsi e questa è la volta dell’Oversound
Festival dove le cave di tufo leccese fanno da cornice allo show. La scenografia rispecchia la sua
visione del mondo, dove la musica, rappresentata dai tasti di un pianoforte, attraversa alberi e
terra andando poi a bucare il cielo così che la fantasia sfida le leggi della fisica terrestre andando
oltre il concreto e il tangibile, il tutto affiancato da due casse giganti, come ad amplificare i suoi
pensieri.
Sono le 21:45 le luci si abbassano e partono i primi brani: “Freccia Bianca”, “La Bocca della Verità”,
“Danza Classica”, “Amico Vola Via”. Si ferma, parla con il pubblico e si diverte a spiegare le
canzoni, anche se c’è chi gli suggerisce di non farlo perché le canzoni si cantano non si spigano
sennò che senso ha cantarle!
Ma lui non bada a questo. Poi si siede al piano con ancora la chitarra
addosso e inizia a suonare “Trieste”, sottolineando come, nella sua immaginazione, “per le strade
di Trieste vive gente convinta che il vento no, non era un freno, ma una spinta”. Il live prosegue
spaziando qua e là nel tempo e nei suoi album pubblicati durante la sua carriera di cantautore dal
2017 ad oggi. Succede anche un cambio outfit on the stage, seguito da un rumorio d’approvazione
proveniente dal pubblico ma che lui prontamente sdrammatizza soffiando col suo fischietto.
Ad un certo punto sorprende tutti raccontando una poesia che ha scritto, senza musica, dove
narra e si chiede come mai i parchi di notte chiudono, e la risposta che da è semplice e illogica: è
perché gli alberi possono scappare. È il momento del pezzo che ha portato alla luce il suo estro
artistico a Sanremo 2025 “Volevo Essere un Duro”. Scende anche tra il pubblico raccogliendo i
regali dei fans e ringraziandoli, rispondendo anche a domande fatte in estemporanea: come mai
Françis De la Croix e Tommaso Ottomano non sono lì e lui candidamente risponde che il primo
l’hanno rispedito in aereo in Toscana e il secondo ogni tanto riappare a piacimento. Dopo la breve
interruzione il live riprende con “Françis de la Croix”, “Cosa Faremo da Grandi”, “Tu Sei il Mattino”,
“Altalena Boy”, “Astronave Giradisco” e come bis propone la versione 3, così la chiama lui, di
“Françis de la Croix”. Dopo un’ora e mezza di spettacolo è arrivato il momento di salutarci. Sicchè
niente, come direbbero in Toscana, Lucio Corsi è un artista carismatico, i cui testi probabilistici
danno l’impressione che la fantasia sia un’ipotetica realtà.
Report di Silvia De Rosa
Foto di repertorio su gentile concessione di Iolanda Pompilio – Locus Festival 2025