ALMANACCO ROCK

Buon Compleanno Faber

Ardito, appassionato, anarchico, cantastorie moderno, poeta.

Oggi festeggiamo il compleanno di un vero mito della musica italiana, Fabrizio De André.

La storia artistica dell’artista ligure inizia sul finire degli anni cinquanta insieme a quella dei conterranei Paoli, Tenco e Bindi. Nato a Genova il 18 febbraio del 1940, esordisce infatti nel 1959 con un singolo dal titolo “ Nuvole barocche”.

Tenuto per parecchio tempo ai margini (radio e televisione non passano infatti le sue canzoni), le sue ballate vengono scoperte da un pubblico elitario, in cerca di nuove emozioni e nuovi valori. Intellettuali dediti alla letteratura, amanti delle canzoni di Brassens e di Leonard Cohen scoprono che anche in Italia c’è qualcuno capace di proporre musica semplice con testi letterariamente validi e innovativi.

Canzoni come “La ballata dell’amore cieco”, in cui si narra di una ragazza che, dopo aver chiesto la morte dello spasimante, si ritrova sola senza più nessuno che le vuole bene, oppure come il capolavoro “Bocca di rosa” del 1963, in cui De André tratta dal suo punto di vista dell’amore sacro e di quello profano, come “ Via del Campo” del 1964, e soprattutto come la “ canzone di Marinella”, che addirittura verrà inserita nelle antologie scolastiche, non possono sicuramente passare inosservate.

De André è letteratura allo stato puro, poetica esplorativa che si sofferma sull’uomo dei suoi e nostri tempi, sulla società più in generale: nei suoi memorabili testi appare la sfiducia generata da un destino che divide le classi sociali, l’uomo messo al centro della storia vive i mali che gli altri gli infliggono.

Nel 1967 esce l’album “ Fabrizio De André vol.1”, contenente alcune canzoni di notevole spessore, tra cui “ Marcia Nuziale”, “ La morte” e “ Si chiamava Gesù”. Nel successivo lavoro del 1968 “ Tutti morimmo  a stento” si avverte prepotente il tentativo di legare la musica alle parole. Nonostante la presenza di archi e sax è la sua voce che risalta prepotente, sempre chiara e pulita.

“Fabrizio De André vol 3” è l’album del 1970, una serie di meravigliose ballate in una sequenza irresistibile.

La concezione “poetica” della sua musica prende forma, oltre la già citata e meravigliosa “ Canzone di Marinella” è tutto un richiamo alla tradizione letteraria; ispirazione continua, ricercata, dotta: dalle traduzioni di Brassens, ai sonetti medievali di Cecco Angiolieri, alle canzoni popolari francesi del XIV secolo, sino alla canzone popolare più genuina e tradizionale. Ma all’interno dell’album ci sono anche due canzoni sulla guerra, argomento molto sentito dal cantautore genovese, “ La ballata dell’eroe” e la “ Guerra di Piero” lo scavare con animo poetico si fa sentito, appassionato.

Gli anni settanta di Fabrizio sono anni in generale di lavori notevoli da “ La buona novella” del 1970, un concept album sulla vita di Gesù (fonte d’ ispirazione saranno i Vangeli apocrifi), a “ Non al denaro non all’amore né al cielo” dell’anno successivo, che prende spunto dal libro “ Spoon River” di Edgar Lee Masters: qui De André dimostra la proverbiale capacità di fare da narratore con la sua voce pacata, il tutto accompagnato da arrangiamenti brillanti. Del 1973 è “ Storia di un impiegato”, lavoro che segna il suo passaggio ad un linguaggio malinconico, disincantato, a tratti rabbioso. E’ il periodo questo dove iniziano i suoi concerti e dove abbandona man mano la paura di farsi vedere in pubblico. Dopo un’antologia datata 1974 “Canzoni”, nel 1975 arriva “ Fabrizio De André vol 8” in cui collabora anche De Gregori. Fonte d’ispirazione di questo lavoro è Cohen, come nella canzone “ Nancy”, ma la sua straordinaria vena poetica esplode nel capolavoro “ Amico Fragile” e “ Giugno ‘73”, testi bellissimi,  dove anche la musica e gli arrangiamenti risultano di grande spessore. Anni questi tra la fine degli anni settanta e inizio ottanta dove la sua capacità di produrre arte non manca: avvenimenti anche di vita privata saranno fonte per i suoi lavori, come nel caso dell’album del 1981 “ Fabrizio De André”: il rapimento avvenuto in Sardegna nel 1979 della compagna Dori Ghezzi ispirerà buona parte dell’album. Il cantautore paragona e accomuna la storia degli indiani d’America con quella dei pastori sardi. Nel 1984 arriva la grande svolta con “Creuza de Ma”, eletto dalla critica e non solo come miglior LP degli anni ottanta. Le canzoni sono tutte in dialetto genovese, storia di vita vera, popolare, raccontano vicende comuni. La musica accoglie e abbraccia la tradizione mediterranea, con l’uso di strumenti etnici, un disco caldo, pieno di passione, memorabile.

Nel 1990 esce l’album “Le Nuovole”: al lavoro collaborano artisti del calibro di Mauro Pagani e Ivano Fossati, mentre nella famosa “Don Raffaè” dal vivo la canzone viene duettata con Murolo.

Del 1996 è il concept album “Anime salve: il disco rappresenta un viaggio ideale nella solitudine e nell’emarginazione, sia quella dei generici “ultimi”, sia quella dei rom, del marinaio, del transessuale e dell’artista stesso; allo stesso tempo rappresenta un attacco ai potenti che opprimono le minoranze, un disco che parla anche di razzismo e dell’indifferenza gretta della società di fine millennio. Presente è anche l’ormai consueta sonorità etnica  come nalla canzone“A cumba” in lingua ligure, “Disamistade”,  “Prinçesa” e “Dolcenera”, quest’ultima tra le canzoni più amate e conosciute dal pubblico tra quelle dell’ultimo periodo.

 Nel 1997 esce “Mi innamoravo di tutto” una raccolta di live e studio in cui duetta con Mina, ultimo lavoro prima della prematura morte avvenuta nel 1998.

De André ci ha lasciato un’eredità musicale, artistica, poetica, letteraria immensa. Artista unico e inimitabile. Buon compleanno Faber!

Testo di Giuseppe Frascella