ALMANACCO ROCK

Buon Compleanno a Jimi

Genio, intuito, istinto: in tre parole Jimi Hendrix.

E’ stato, senza ombra di dubbio, il chitarrista più innovativo della sua epoca, ma probabilmente di tutta la storia del Rock. Nel corso della carriera, purtroppo breve, Jimi ha ampliato le possibilità espressive dello strumento, portando la chitarra elettrica in aree prima non solo inesplorate, ma anche nemmeno immaginate. Nonostante negli anni molti lo abbiano imitato, nessuno è stato davvero in grado di superare e nemmeno di eguagliare il suo incredibile talento.

James Marshall Hendrix nasce il 27 novembre del 1942 a Seattle. Si appassiona sin da adolescente alla musica e soprattutto al Blues del sud, quella per intenderci di Muddy Waters e B.B. King; ancora studente comincia a suonare in gruppi di rhythm & blues, mentre a diciassette anni si arruola volontario nei paracadutisti. Libero dagli impegni militari, Jimi si dedica interamente all’attività musicale e lavora come chitarrista in numerose tournées. All’inizio l’idea di suonare per artisti del calibro di Chuck Jakson o Little Richard e più tardi di Ike e Tina Turner lo esaltano, ma ben presto inizierà in lui la frustrazione di doversi adeguare rigidamente alle idee artistiche degli altri.

Gli anni che vanno dal 1964 al 1966 sono quelli in cui il talento di Hendrix inizia a diventare folgorante: sono gli anni incredibili e leggendari della Jimi Hendrix Experience. Hendrix e il suo manager Chas Chandler stabiliti a Londra decidono di mettere su quella che ritengono la formazione ideale per un gruppo, dove la stella ovviamente doveva essere quella di Jimi. Ecco che nasce  un trio con basso e batteria, formato dall’energico batterista Mitch Mitchell e il bassista Noel Redding (la leggenda vuole che Hendrix lo abbia scelto per la sua scarsa esperienza, proprio perché così non avrebbe incontrato problemi per indicargli cosa e come suonare ). Il debutto del gruppo avviene il 13 ottobre del 1966 in Francia, poi rientrato a Londra si esibisce in altre prove  e concerti perlopiù in piccoli club, da dove inizia un seguito di attenzione molto vivace da parte del pubblico.

Sul palco Hendrix mostra le sue enormi capacità: riunendo in sé diversi talenti, arrogante sensualità mista ad eleganza, un personaggio dal magnetismo unico e soprattutto  suonando la chitarra come mai nessuno prima. Da lui prenderanno ispirazione le future generazioni di chitarristi dall’indiscusso talento come Jeff Beck ed Eric Clapton solo per citarne alcuni. Esecuzioni a tutta velocità, tecnica blues e profondità emozionale, un mix davvero pazzesco. Alla tecnica aggiungeva i virtuosismi, abilità stupefacente nel ricavare rumori ed effetti sonori, in un modo mai realmente compreso.  L’enorme capacità di passare da distorsioni armoniche a suoni elettronici, con il tipico marchio di fabbrica di suonare la chitarra tenendola dietro la schiena, fra le gambe, coi denti, sfregandola contro le casse di amplificazione, lungo l’asta del microfono, finendo per distruggere spesso mezzo palco. Non tardano così ad arrivare i primi successi, tra questi il potenziale singolo “ Hey Joe”. Il secondo singolo dopo qualche concerto “package”  è“ Purple Haze”, che entra ben presto in classifica . Sono gli anni questi in cui la stampa soprattutto si scaglia contro Hendrix, bollando i suoi spettacoli violenti e socialmente pericolosi.

Nel frattempo la popolarità cresce a dismisura: sono gli anni a cavallo tra il 1967 e il 1968 di successi come “ The wind cries Mary” mentre il 20 maggio del 1967 viene pubblicato il primo album “ Are you experienced?” Un album maestoso, undici tracce incredibili, un lavoro di livello qualitativo e innovativo eccezionale, le classifiche scalate vertiginosamente.

Il gruppo ancora poco conosciuto in Usa, si fa conoscere proprio al pubblico americano  durante il Festival pop di Monterey: l’esibizione di Hendrix  immensa, consacrandolo ad eroe del Rock. Siamo ormai negli anni della “ rivoluzione psichedelica”, ma anche di quella apparente immagine “freak” però in contrasto con le sue aggressive esibizioni sul palco, anche se idealmente Jimi si mostra vicino agli ideali hippies.

Anni questi fatti di eccessi, abuso di stimolanti sintetici e frenesia sessuale soprattutto con le groupies. Nel frattempo nel dicembre del 1967 viene pubblicato il secondo Album del gruppo “ Axis: bold as love”. In questo lavoro viene fuori soprattutto la parte compositiva di Hendrix, il tutto condito da istrionismi chitarristici di rara grandezza. Nel 1968 fu pubblicato il terzo ed ultimo lavoro del trio (ormai la voglia di Hendrix di suonare per sé e il conseguente egocentrismo artistico stavano minando la tenuta del gruppo) “Electric Ladyland” (un doppio album): un’opera forse questa troppo autocelebrativa, anche se alcuni pezzi sono rimasti nella storia della musica Rock, come “ Crosstown traffic, 1983…” e le due versioni leggendarie di “ Voodoo”. Nel novembre del 1968 il gruppo si scioglie ufficialmente, mentre nella primavera del 1969 Hendrix viene arrestato in Canada per detenzione di hashish ed eroina. Tornato in libertà Jimi si trasferisce a New York dove mette su una Band che come da sue intenzioni gli avrebbe fatto perlopiù da supporto, ovvero la “ Band of Gypsys”.  Questo periodo  appare inizialmente di notevole ispirazione artistica, le esibizioni dal vivo memorabili. I brani del periodo leggenda musicale, pezzi come “ Machine Gun” ne sono un esempio.

Ma stranamente dopo poco tempo sottraendosi sempre più ad apparizioni in pubblico e impegnato nella costruzione del suo studio di registrazione Hendrix abbandonerà man mano l’aspetto creativo, anche se nel 1970 viene ricavato quello che è considerato ancora oggi il migliore dei  suoi dischi dal vivo “ Isle of Wight”, con all’interno successi del calibro di “ Freedom” “ All along the watchtower“ (cover di Dylan) e “In from the storm”.

Il 18 settembre del 1971 il mondo del Rock perde uno dei suoi personaggi più grandi e dall’intuito musicale senza pari: poco importa quale sia stata la causa (i giornali scandalistici parleranno in seguito di overdose da stupefacenti), quel giorno e troppo presto abbiamo perso una vera leggenda, capace però nei suoi pochi anni di vita di regalare con il il suo genio assoluto pagine davvero indimenticabili di musica.

Testo di Giuseppe Frascella