ALMANACCO ROCK

I 53 anni di LED ZEPPELIN II

Siamo alla fine dell’estate del 1969 ed i Led Zeppelin sono già tra le rock band più richieste su entrambe le sponde dell’Oceano: l’America dall’inizio dell’anno è già stata visitata parecchie volte con un data prestigiosa alla Carnegie Hall di New York ed anche in Inghilterra il gruppo passa da piccoli pub e club di provincia ai grandi concerti metropolitani. L’attività dal vivo è davvero frenetica, ma Plant e soci trovano tempo e modo per incidere  quasi alla fine dello stesso anno le canzoni di un album che si dimostrerà negli anni pietra miliare del Rock, “Led Zeppelin II”, una vera esplosione di vitalità hard rock, a partire da Whole Lotta Love (in cui sono evidenti attraverso i mitici riff di Page le contaminazioni dei vecchi bluesman), che pubblicato come singolo negli Usa, diventerà un grandissimo successo e un inno per le generazioni successive di artisti hard rock ed heavy metal.

L’album  pubblicato proprio il 22 ottobre del1969, il secondo in studio della band, scalzerà dalla prima posizione in classifica addirittura Abbey Road dei Beatles, rimanendovi per 18 mesi consecutivi, raggiungendo anche  la prima posizione nella Billboard 200, nella UK Albums  e in molte altre nazioni. La rivista Rolling Stone lo colloca alla posizione n. 79 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi.

Oltre la leggendaria Whole Lotta Love, il disco è pieno di altri successi, come la ballata What Is and What Should Never Be dove Jimmy Page entusiasma con la sua chitarra, alternando momenti acustici a riff aggressivi di chitarra elettrica, o ancora Thank You un’altra meravigliosa ballata, dove attraverso la immensa voce graffiante Plant dedica parole d’amore alla moglie Maureen.

Altro grande pezzo è Heartbreaker , dove ancora una volta la tecnica impagabile di Page alla chitarra (è qui che si attribuisce al chitarrista di aver introdotto la tecnica del tapping, che negli anni sarà ripreso da artisti del calibro di Van Halen e Steve Vai) con assoli e ritmi incalzanti, rendono il brano di un coinvolgimento notevole. Nell’Album non poteva poi mancare l’apporto dell’altro mostro sacro, ovvero il batterista  John Bonham,  che nel pezzo Moby Dick, mostra tutta la sua tecnica e bravura, con un assolo molto lungo, che addirittura dal vivo poteva durare oltre mezz’ora.

Per citare alcune delle canzoni più famose e apprezzate, ma tutto il lavoro è davvero un capolavoro nel suo genere.

Mai scontati i Led Zeppelin,  non solo nella loro musica, ma anche in tutto ciò che rappresenta il loro mondo e la loro arte: ne è testimonianza la storia della copertina: il design fu opera di David Juniper, ex compagno di studi di Page, al quale la band aveva semplicemente chiesto di “tirare fuori un’idea coinvolgente”. La grafica della copertina si basò su una fotografia della Divisione Jagdstaffel 11 della Luftstreitkräfte durante la prima guerra mondiale, la celebre squadra volante con alla guida il famoso Barone Rosso. Nella copertina le facce dei quattro membri del gruppo furono aerografate sui volti originali presi da una pubblicità del 1969. Gli altri visi aggiunti, secondo Juniper, furono Miles Davis e l’astronauta Frank Borman.  Quale migliore suggestione di immortalare anche attraverso una rappresentazione grafica la leggenda…

 

Testo di Giuseppe Frascella