Gazzelle colora il PalaFlorio con la sua musica

17 Marzo 2024.

Luci spente, il Palaflorio di Bari immerso in un silenzioso zelo.

Sono migliaia i cuori in fermento per l’uscita di Gazzelle, nome d’arte di Flavio Bruno Pardini.

21:20 l’artista sale sul palco esibendo una sciarpa che riporta il suo nome d’arte “Gazzelle”, scelto personalmente mentre osservava le sue scarpe “Gazelle” firmate Adidas.

“Fottuta Canzone” è il primo brano ad essere stato accolto dai fan in fermento.

Tra le voci emozionate del pubblico, un coro unanime segue l’artista.

Gazzelle “ci mette la faccia” e sceglie di farlo immerso nei colori dello sfondo che accompagnano la sua voce.

I fan stanno bene di notte insieme a lui, è un’atmosfera calda, intensa, magica.

La voce di una fan entusiasta si concede un urlo spontaneo “è fighissimissimissimo”.

L’artista prosegue con “Però” direttamente dall’album “OK” uscito nel 2021, viene accolto con sorrisi a trentamila denti.

Tra la folla si alzano i cellulari e prendono forma dei cuori disegnati con le mani.

L’atmosfera si accende a ritmo di “Vita Paranoia”.

Tante le coppie che si baciano lasciandosi trasportare dalla musica.

Si tengono per mano anche gli adulti, Gazzelle coinvolge e stravolge i suoi fan con la sua musica contemporanea.

E la testa vola, come leggeri i pensieri, un po’ come gli sguardi attraverso i bicchieri.

E trascorrendo la notte con la forza delle sue parole, cercando ogni punto fermo, ogni punto saldo, i fan si lasciano cullare dalla musica.

Seguono una carrellata di brani provenienti dai suoi album.

Dopo una breve pausa, Gazzelle torna sul palco accompagnato da una chitarra, è il momento del Medley in acustico.

L’artista interpreta i suoi brani “Nero”, “Ora che ti guardo bene”, “Coltellata” e “Scintille”, sullo sfondo, un cielo pieno di stelle.

Sotto il palco i fan ballano a ritmo di “Meglio Così”.

Gazzelle invita i fan a fare “un po’ di caciara” accogliendo i prossimi brani, “Sopra” “Zucchero Filato” e “Flavio”.

Le mani battono a tempo, cantando tutti insieme “Flavio, dai, Flavio, dai, Flavio, dai, Flavio, dai, Fla”.

Sul palco prende posto un’idea romantica, l’artista canta “Una canzone che non so” dall’album “Punk”, pubblicato nel 2018.

 In questo brano, Gazzelle esplora le complessità di una relazione romantica, dove il protagonista prova una miscela di emozioni nei confronti del proprio partner. Durante la canzone, si ripetono temi ricorrenti come l’amore, l’attrazione, la frustrazione e un senso di incertezza.

Poco dopo, “La prima canzone d’amore” esplora l’emozione travolgente del primo amore.

Lo stupore delle sue parole, della sua risata incantano il protagonista, e quegli occhi grandi che guardano il mondo, fanno apparire il resto piccolissimo.

L’effetto post-romantico da amore mancato viene interpretato da “Punk”, come bastasse berci sù per dimenticare, per fare schifo senza nessuna esatta metà con cui condividere un cuscino.

“Tutta la vita” è un urlo di consolazione, consapevoli che si sta bene anche soli, si va avanti una vita intera.

“Tutto qui” è il brano con cui Gazzelle ha partecipato a Sanremo 2024, il più atteso della serata.

Un fan solleva in alto un cartellone in cui è rappresentato un panda, l’animale è inciso sulla copertina del singolo.

Tutto qui non è “solo” l’ennesima canzone d’amore, è un invito a rivivere il passato accogliendo la nostalgia per ciò che non si è mai vissuto.

L’ultimo brano con cui l’artista ha scelto di salutare il suo pubblico è “Non sei tu”.

Durante il brano vengono trasmessi in diretta i volti dei fan che sorridono, le coppie che si abbracciano, le mani che salutano verso la telecamera.

L’atmosfera magica è irreale quando, inaspettatamente, vengono lanciati dei piccoli ritagli di carta con un QR code.

Gazzelle ringrazia ognuno dei presenti e termina i suoi saluti esclamando “Che Dio vi benedica”.

L’incanto delle sue parole prendono posto nel cuore e, come tutte le più belle cose, restano lì, fermi nel tempo.

Magia è la parola che ho accuratamente scelto perché meglio definisce lo stupore e la meraviglia dei miei occhi sotto quel palco.

Foto di Francesco Sciolti

Articolo di Angela Casarano