Il ritorno di Manuel Agnelli a Taranto

Due ore di grande musica quella che ieri sera Manuel Agnelli ci ha regalato nell’ affascinante e per certi versi “innovativa” location del Mon Reve Resort di Taranto.

Prima del concerto Agnelli si è concesso ai nostri microfoni per un’intervista in cui ci ha raccontato il significato del nuovo album partendo dal titolo: “io non mi sono amato molto negli anni, quindi sarebbe meglio non amare il prossimo come io ho amato me stesso, ma la frase ha un grandissimo valore universale, soprattutto alla luce di quello che succede oggi nel mondo, una frase che non ha mai perso di valore, forse perché non si è mai realizzata appieno”; “ad un anno dall’uscita dell’album sono abbastanza soddisfatto, sono stato costretto durante il lockdown a comporre e a suonare da solo e da lì che sono nati i brani dell’album, brani di cui ero abbastanza soddisfatto e pertanto ho deciso di intraprendere questo percorso da solo, anche per trovare una nuova leggerezza nell’organizzare e suonare con chi volevo realizzando uno spettacolo più piccolo che mi ha dato anche una maggiore libertà di movimento”; “con me sul palco il Little Piece of Marmelade, per me la realtà più interessante mai uscita da X Factor, anche grazie alla loro non telegenicità che poi li ha resi invece molto televisivi, una band davvero unica all’interno dei talent show, e proprio grazie a loro anche alcuni brani degli Afterhours hanno riacquistato una verità che un po’ si era persa nelle ultime versioni della band, mentre con loro hanno recuperato una sonorità più hard-core”.

 

Un artista in grande spolvero, che ha emozionato il suo pubblico attraverso le sue grandi doti da performer, una voce unica, stile inconfondibile e grande impatto scenico.

Il Concerto racchiude le esperienze più attuali ed intime vissute negli ultimi anni dall’ex frontman degli Afterhours :se da un punto di vista squisitamente  stilistico si intravede una continuità rispetto a quanto inciso con la band madre, da un punto di vista concettuale e di scrittura, le canzoni che ha proposto, ovvero quello del suo ultimo lavoro “ Ama il prossimo tuo come te stesso” in qualche modo segnano una differenza rispetto al passato.  L’autore pone la contemporaneità come punto centrale, a quello che accade nel mondo, dandone allo stesso tempo un significato individuale.

Nelle canzoni dell’ultimo album si parla di guerra, ma anche di rapporti e relazioni interpersonali spesso contraddittori. Nello spettacolo tutta l’energia e lo spazio creativo vengono fuori. Il pubblico catturato dal suo carisma, canta a squarciagola canzoni “storiche” degli Afterhours come “Veleno” o “Non si esce vivi dagli anni ottanta”, “Male di Miele”, ma anche le nuove, che ti restano dentro, un mix perfetto tra ironia, leggerezza, introspezione, il tutto condito da una grande maturità personale ed artistica.

Alternative rock con chiare sfumature punk accompagnano il concerto, ballate intime ne arricchiscono i contenuti.

Nella performance si passa quindi da ricercati virtuosismi pianistici come nella splendida “Tra mille anni mille anni fa”, a canzoni volutamente ironiche come nella “Ballata per piccole iene”, “Proci”, una sorta di outtake di “Padania”, a brani con  riff di grande livello come della contundente “Dea”

Nella bellissima “La profondità degli abissi” (il brano è incluso nella colonna sonora del film Diabolik assieme alla traccia “Pam pum pam” e che ricordiamo ha vinto  sia il David di Donatello sia il Nastro d’argento come miglior canzone originale) è un po’ racchiuso il contenuto del disco e del tour: quel senso di verità che si può “travestire”, significato generale per chiunque di noi è alla ricerca del suo io più profondo.

Il concerto è quindi un susseguirsi di grandi emozioni, musica e testi mai banali, dove Manuel accompagnato da musicisti di grande avvenire come i Little Pieces of Marmelade e dal bassista dei Negrita Giacomo Rossetti ricorda a tutti di essere un artista dalle grandi doti, come quando  alla sua maniera interpreta  Shadowplay dei Joydivision.

Un grande ritorno: e dopo 35 anni di attività, densi di sconfitte e rivincite, di difficoltà e straordinari successi, non era affatto scontato.

Testo di Giuseppe Frascella Foto di copertina di archivio Fabio de Vincentiis

Foto del concerto per gentile concessione di Pierpaolo Scuro