Rock Poster Art, che passione

Se siete su queste pagine, è molto probabile che siate dei frequentatori di concerti, festival, fiere del disco ecc. E allora è praticamente impossibile che non vi siate imbattuti nello stand di Antonio Paciolla e della sua Galleria Psicoattiva Popolare Itinerante, che oltre a vendere riproduzioni dei più celebri poster e locandine di concerti è sempre pronto a deliziare tutti noi appassionati di rock con le storie nascoste dietro le immagini esposte nella sua bancarella. L’abbiamo raggiunto per fare due chiacchiere e approfondire il mondo della Rock Poster Art.

1)   Antonio, come nasce la poster-art? qual è  il primo poster di cui si ha traccia?

La parola “poster” si riferisce alla modalità d’esposizione di una comunicazione cartacea, l’affissione, che all’inizio del XIX secolo comincia a tappezzare i muri delle grandi città europee e americane per reclamizzare i primissimi prodotti industriali con pionieri semplici slogan accattivanti l’attenzione dei passanti. 

Alla fine dell’800 è l’invenzione della cromolitografia, cioè la litografia a colori, a portare  l’ “arte” nella comunicazione pubblicitaria: la locandina, rivolgendosi a frettolosi passanti ormai assuefatti a miriadi d’immagini, deve sorprendere, a volte anche brutalmente, ma soprattutto con stile.

Nei primi anni del 1870, in Francia, i fratelli Choubrac illustrano innovativamente i manifesti degli spettacoli notturni parigini, come questo del 1890 per la performance della ballerina Ilka de Mynn, alle Folies Bergère, raffigurata con il vestito di scena, una calzamaglia, che, però, costò allo studio litografico di François Appel e ai Choubrac l’accusa di oscenità, con conseguente sequestro e distruzione di tutte le copie.

2) In che anni si diffuse maggiormente?

In Europa tra la fine dell’800 e il primo decennio del ‘900 lo sviluppo tecnologico e industriale, che solleva dalle quotidiane difficoltà, migliora anche la comunicazione, sia quella dei trasporti che delle telecomunicazioni e comunicazioni pubblicitarie. Così le vie delle grandi città, svecchiandosi dall’omogeneo grigiore, si colorano delle merci in vetrina dei primi grandi magazzini e dei manifesti pubblicitari quelle, finalmente resi visibili di giorno come di notte dall’avvento dell’illuminazione pubblica. Soprattutto dei manifesti per gli spettacoli notturni (come su anticipato) realizzati dai fratelli litografi Choubrac insieme all’originale e prolifico Jules Chéret, del pittore Toulouse-Lautrec, più noto per i suoi dipinti che per i manifesti, e del tanto imitato, ma con esiti raramente all’altezza, originale maestro ceco Alfons Maria Mucha. La sua produzione comprende pannelli decorativi, affiche pubblicitarie, copertine per riviste, calendari, illustrazioni librarie e manifesti teatrali, tra i quali particolarmente noti sono quelli realizzati nei 7 anni di collaborazione con la cantante francese d’opera Sarah Bernhardt.

3) Quali sono i poster di maggior valore sul mercato?

Ecco giunti all’oggetto principale, ma non esclusivo, della nostra ricerca:

la ROCK – POSTER – ART. Al quale abbiamo dedicato il nome del nostro progetto, Galleria Psicoattiva Popolare e Itinerante, e che è comun denominatore imprescindibile determinante ogni nostro interesse.

E’ indubbio che maggior valore, economico, soprattutto rivoluzionario, abbiano le psichedeliche locandine musicali, concepite dai pionieri serigrafi americani Wes Wilson, Rick Griffin, Bonny Maclean, Mari Tepper e Lee Conklin, per i Trip Festival al Fillmore Auditorium di San Francisco, tra il 1965 e il 1971.  Questi maestri artigiani non assoggettarono mai la loro arte alle leggi della pubblicità né tanto più immaginavano che avrebbero aperto le porte a un nuovo feticistico mercato di collezionisti musicali. Ispirati dalla musa LSD, come alla fine dell’800 lo spirito dell’assenzio era stato catturato da pittori e litografi, varcarono una frontiera ancora inesplorata dalle affissioni pubblicitarie: nel formato di una locandina musicale criticavano il sistema di convenzioni sociali, mostrando nuovi punti di vista possibili, così facendo di una locandina un manifesto.

4) Hai citato la poster-art legata alla musica, ma questo fenomeno è associato anche alla filmografia.

La moderna cartellonistica cinematografica nostrana e internazionale ha padri e atelier italiani.

Tra gli atelier citiamo Le Officine Grafiche Ricordi, al tempo dell’illuminata guida di Giulio Ricordi, che nel 1874 inaugurò la sezione ‘Creazione e Stampa Manifesti per gli Spettacoli Lirici’.

Tra gli artisti citiamo il pittore, illustratore, scenografo teatrale e pubblicitario italiano, Leopoldo Metlicovitz, che nel 1914, per l’Italia Film di Torino progettò l’originale locandina per il colossal muto Cabiria, sceneggiato da Gabriele D’Annunzio e diretto da Giovanni Pastrone. La modernità dell’arte di Leopoldo sta nell’utilizzo della figura femminile, per le sue linee naturalmente curve e movimentate e come soggetto creatore di altre forme (vd immagine 4).

L’arte pittorica prestata da artisti italiani alle affissioni cinematografiche fino alla metà del secolo scorso è tanto citata all’estero e collezionata, quanto scarsamente riconosciuta in Italia.

Oltre agli artisti italiani, dai primi anni del 2000 il collezionismo cinematografico si è aperto agli interessantissimi, per diversi aspetti, artisti polacchi, cubani e giapponesi. Ora, parlare della impressionantemente, in tutti i sensi, grande libertà creativa della cartellonistica per film e opere teatrali polacca, ci piacerebbe molto, ma avremmo anche bisogno di molto molto tempo.

5) Chi sono gli artisti più importanti in questo settore? Qualche nome?

Attualmente il settore più nuovo e accattivante è quello dell’Alternative Movie Poster, rappresentato da autentici gioielli di grafica, nati per rimpiazzare le locandine promozionali originarie all’interno delle programmazioni cinematografiche dedicate alle seconde visioni, ma anche per essere affissi sulle pareti di casa di collezionisti e cinefili. Queste locandine non hanno mai toccato il muro di una strada, nascendo già come feticcio artistico legato a doppio filo al film e all’artista, grafico o disegnatore, che le ha concepite. In realtà è arte promozionale-su-carta che ha superato i confini del mezzo promozionale per essere appeso con orgoglio anche fuori dalla propria cameretta. Uno sguardo virtuale alla galleria texana Mondo Poster potrebbe farvi venire voglia di cambiare i quadri alle pareti di casa 😉

6) Qual è lo stato della poster-art odierna? Si continuano a creare opere o è un fenomeno legato al passato? Chi sono i più importanti poster-artists oggi?

Questa tua domanda al tempo della Fase 2 dell’emergenza Sars-CoV2 è dolorosamente malefica: in questo tempo sospeso, teatri, cinema e concerti o festival sono in quarantena fino a data da destinarsi, eccetto per programmazioni in streaming. Di conseguenza è sospesa anche la poster-art, ma non i manifesti. Mi spiego: nella lingua italiana il termine inglese “poster” o quello francese “affiche” , che si riferiscono entrambi alla modalità d’esposizione della locandina, è tradizionalmente tradotto con “manifesto”, la cui etimologia riconduce al significato di “così apparente che potrebbe toccarsi con mano”, quindi con l’atto del manifestare, far conoscere, rendere noto. Insomma il termine italiano pone la locandina nella posizione di strumento. E così penso a V!rus, la neonata firma collettiva, che ha realizzato una campagna d’informazione visuale sulle regole basilari da tenere rispetto al virus in collaborazione a Medicina Democratica, movimento di lotta per la salute, nato a fine anni ’60. Questa immagine spiega come usare il gomito quando si sternutisce, ma anche come mandare-a-fanculo

8) Che connessione ha questa forma d’arte con gli artwork realizzati per le copertine dei dischi?

Il legame è molto stretto.

Se negli anni precedenti lo scoppio della I guerra mondiale, le etichette discografiche americane realizzano il valore (economico) aggiunto da una copertina illustrata, negli anni ’50 i grandi musicisti e le grandi band scelgono consapevolmente una rappresentazione grafica per loro musica, attraverso la copertina, perché questa può anticipare o accompagnare in un viaggio immaginifico l’ascoltatore. E allora all’artista, a cui era stato commissionato l’artwork, veniva data massima libertà creativa. Un esempio famoso e continuato di collaborazione tra band e artista è quello tra il fotografo Storm Thorgerson, dello studio inglese Hipgnosis, e i Pink Floyd; un altro altrettanto famoso è quello tra il pittore Mati Abdul Klarwein e Santana (Abraxas) o lo stesso pittore e Miles Davis (Brich Brew); ancora il fotografo Robert Springett che illustrò il percorso nell’Afrofuturismo di Herbie Hancock

9) Qual è lo stato della poster-art italiana?

In Italia non sono mai mancati pittori, fotografi, illustratori: estro e creatività hanno sempre caratterizzato la nostra storia, anche la storia musicale. In particolare, alla metà degli anni ’70  le copertine realizzate da quel manipolo di fumettisti contro culturali, quali Crepax, Pazienza, Manara. La decadenza, in Italia, è avvenuta per superficialità, per quell’indolenza con la quale venivano e vengono trattati gli artisti dal mainstream economico: sottopagati, se non considerati un costo che si può tagliare. Ecco così spiegato l’abbandono degli artwork illustrati per banali copertine fotografiche, dove il volto del cantante troneggia, o banali grafiche, sino alle locandine tempestate dei loghi degli sponsor a deturpare il lavoro dell’artista.

Oggi, in Italia, i poster-artisti più importanti e famosi sono i Malleus, un collettivo di illustratori-serigrafi (due di loro suonano negli Ufomamut). I loro poster sono famosi sia in Italia che all’estero; numerose sono anche le loro copertine; bellissima la loro serie-omaggio a Dario Argento e il suo cinema.

Intervista di Fabio De Vincentiis