Intervista a Wepro

E’ stato uno degli opening act dell’ultima edizione del Medimex a Taranto, aprendo nella serata finale il concerto di due grandissime star come Tom Morello e i The Cult.

Abbiamo incontrato Wepro.

  • Iniziamo dal chiederti: se un anno fa ti avessero raccontato che avresti aperto un concerto a Tom Morello e The Cult, ci avresti creduto? Quali sono state le tue sensazioni ed hai avuto modo di parlare con gli artisti?

 

Il Marco 14enne non ci avrebbe mai creduto, ma a dire il vero neanche il Marco di adesso ci aveva creduto quando aveva ricevuto la chiamata. È stato fantastico il fatto che la regione mi abbia scelto per questa apertura, è stata la coronazione di un sogno, sono cresciuto con la musica dei Rage against the machine e solo leggere il mio nome di fianco a quello di Artisti come I the Cult e Tom Morello è stato stupendo.

Il cantante dei The Cult  sembrava un Dio sul palco, sono stato il primo a parlargli appena ha finito di cantare ed è sceso giù, vi giuro che non sono riuscito a staccare gli occhi dal palco per un’ora e mezza.

 

 

  • Marco Castelluzzo (vero nome di Wepro): raccontaci come è nata la tua passione per la musica.

In casa si è respirata sempre musica grazie a mio padre, ma nessuno mi ha mai dato una spinta particolare, era una cosa che mi faceva sentire speciale e allora mi ci sono buttato da solo a capofitto. Sono seguiti anni di intenso studio prima di iniziare a scrivere seriamente. Da quando ho iniziato non ho più smesso, è davvero un percorso che considero molto stimolante che ti spinge a migliorare ogni volta. Una dipendenza bellissima.

 

  • Esperienze importanti con artisti e turnisti di fama mondiale ( Palmer e Spalding). Che esperienza è stata per te collaborare con questi grandi personaggi?

 

Sentire queste persone suonare le mie canzoni è stato davvero bello, e dietro ai musicisti ho scoperto anche delle persone fantastiche. Sono entrambi degli Artisti fantastici e mi porto dietro dei ricordi bellissimi di quel 2012, sono grazie a questi confronti che riesco a crescere musicalmente e anche a livello personale.

 

 

 

  • Nel 2015 negli Usa il progetto con 2 ep: come sono nati questi progetti?

 

Sono legato particolarmente a quei lavori. Ero a Boston, nella mia fase primissima fase di “studio”. Ho messo mano per la prima volta a tutta la parte compositiva, ho curato le grafiche, i testi e tutto il resto. È stato difficile avere tutto sulle proprie spalle ma penso sia stata l’esperienza che mi ha insegnato di più. Basti pensare che da allora continuo a fare per la maggior parte tutto da solo, è una bella soddisfazione, e come un artigiano, la cosa migliora di volta in volta.

 

 

 

  • Nel 2016 l’arrivo in Italia e l’ esperienza sanremese (2018): che ricordi hai di quei giorni a Sanremo Giovani?

 

Ho un ricordo davvero molto bello di quei giorni, per non parlare del fatto che sono ancora molto legato ad alcuni dei partecipanti di quell’edizione. Camilla dei Ros è sicuramente la persona con cui ho legato di più, c’era sicuramente un’affinità musicale molto forte ma anche con gli altri ho passato davvero dei bei momenti. Prima di quel momento era da tempo che non ritornavo a fare delle cose in TV e posso dire che è stato un bel rientro, una delle cose più belle che abbia fatto.

 

 

  • Veniamo all’ultimo lavoro del 2023 (Wepro) anticipato da alcuni inediti: parlaci di questo disco.

 

Ho deciso di comporre un album eclettico che si discostasse un pò da quella che è la concezione di rock classico. Per fare questo ho cercato di serpeggiare tra i generi mantenendo un’identità sonora e di songwriting molto precisa.

Mi sono lasciato guidare dal quesito: come suonerebbe una band del futuro? Il risultato è stato raggiunto lasciando il lato sporco delle registrazioni in presa diretta da un lato, e dall’altro invece è stato estremizzato tutto ciò che era digitale. La fusione delle cose è stata bellissima, suona tutto molto moderno ma non plastico e finto. Dal punto di vista testuale si sentono ancora gli echi della pandemia e del periodo passato da solo in casa. È stato un grosso momento riflessivo, dove mi sono guardato intorno e dentro.

 

 

 

  • Progetti per il futuro?

 

Vorrei solo suonare tantissimo, questo è un genere che vive live e non su piattaforme di streaming, ci penso anche mentre scrivo. A differenza di altri generi il rock ha bisogno di un luogo per suonare e di gente che urla davanti, solo così si manifesta la magia.

 

Intervista di Giuseppe Frascella

Fotografie di Fabio De Vincentiis