Brunori Sas, che festa alla Fiera del Levante

 
Ore 21:30. Si abbassano le luci e il pubblico si avvicina al palco così da apprezzare a pieno lo spettacolo che sta per iniziare. Siamo tutti lì in balia della magia che può infondere la serata, con Dario, il nostro Caronte, pronto a traghettarci in una serata pieno di emozioni e di incanto, e alla sua band che lo accompagna da sempre composta da Dario Della Rossa alle tastiere, Mirko Onofrio al sax, Massimo Palermo alla batteria e Stefano Amato al basso.
Parte la prima canzone “Aldilà dell’Amore” ed è subito cori e magia. La scaletta è ricca di vecchi successi e nuovi pezzi che riempiono due ore di spettacolo fatto non solo di musica ma anche di interazione con il pubblico. Legge i cartelloni preparati a casa dai fan ribattezzati da lui stesso “figli della Brunori Sas”. Inneggia all’apertura mentale anche in questo periodo di tirannia, cercando di non scordare di essere empatici. Poi d’un tratto una frase nostalgica messa lì per farci riflettere e per condividere un momento intimo: “Com’è triste il Natale senza mio padre”. Una frase che introduce una canzone appartenente al primo album e scritta in circostanze luttuose come la morte del padre. A lui fa piacere cantarla perché ha un significato di rinascita e della partenza di quello che poi è stato non solo un progetto musicale ma anche di vita “Come Stai”. È stato il momento esatto in cui ha capito cosa voleva fare. Ma siccome l’ironia è ciò che caratterizza Brunori ha anche voluto puntualizzare e auto denunciare un plagio, fatto in buona fede, di una probabile somiglianza con la canzone “Please don’t go”.
Ad un certo punto lascia la chitarra e con le sole note del piano ci delizia con “Un Errore di Distrazione” e “Per Due che Come Noi”. È di nuovo il momento di interagire col pubblico e attratto dal cartellone di un fan che chiede di salire sul palco lo accontenta concedendogli di cantare “Guardia 82”.
Sono le 23:30 e la serata volge al termine tra bis e cori infiniti per gustare ancora una volta la gioia dei ricordi.
 
Fotografie di Angela Abruzzese
Testo di Silvia De Rosa